Il contributo evangelico alla nostra città

Padova, Agape delle Chiese Evangeliche Riformate Battiste in Italia, Area nord, con la partecipazione del Consigliere comunale Bruno Cacciavillani.

Non è usuale che le amministrazioni delle nostre città si rechino ai culti delle nostre chiese evangeliche. Quando ciò accade è probabile che siano in vista delle elezioni e che le amministrazioni immaginino qualche vantaggio elettorale. Non è stato questo il caso per il culto del cinquantesimo anniversario della nostra chiesa. Il rappresentante dell’amministrazione patavina presente in quell’occasione, ha espresso la sua sorpresa per la vigorosa partecipazione dell’assemblea nel canto cui aveva assistito. Dopo i saluti da parte dell’Amministrazione della città, ha ascoltato un breve intervento del nostro pastore su “Il contributo evangelico alla nostra città”, di cui si riporta di seguito il testo integrale.

Oltre al contributo dato dalla chiesa negli anni alla vita della città, l’amministrazione è stata anche sollecitata a una maggior attenzione a quel che potrebbe provenire dalla chiesa stessa.

La nostra chiesa incarna un progetto di vita significativo per la nostra città e per il nostro paese. Anche la Via in cui ci troviamo: Via Pietro Martire Vermigli dice tantissimo per chi ha un minimo di cultura.

Nel corso degli anni questo progetto è stato declinato in diversi modi, vite trasformate, comunità integrate, capaci d’iniziative culturali. In questo senso le comunità religiose sono un vero e proprio capitale sociale che sarebbe ingenuo trascurare. Questo capitale sociale ha contribuito con:

  1. vite trasformate. Siamo stati liberati dalla indifferenza o dalla superstizione grazie alla salvezza in Gesù Cristo. Grazie a Lui siamo stati liberati dall’individualismo fine a sé stesso e sono diventati possibili scopi allargati. Finalmente un progetto di vita significativo che porta con sé una nuova etica. Un’etica della responsabilità a livello personale, famigliare, vocazionale, sociale e culturale. Le comunità evangeliche sono formate da persone che non si accontentano più di delegare ma assumono responsabilità. L’Evangelo è proprio mezzo di trasformazione spirituale.

  2. comunità integrata. Siamo stati liberati dalla tara della doppia sovranità [chiesa e stato]. Le chiese evangeliche incarnano un nuovo senso di comunità. Un simile modello di società crea legami e nutre relazioni. Un capitale sociale come il nostro favorisce una reale integrazione della pluralità di nazionalità esistenti e un reciproco sostegno nella preghiera. L’ascolto della Sacra Scrittura permette di reinventare un'autentica vita comunitaria anche in seno all'ansioso individualismo del nostro tempo dove gli effimeri entusiasmi collettivi si esauriscono molto rapidamente. L’Evangelo è fattore di promozione sociale e civile.

  3. iniziative culturali. Essendo stati liberati da un certo egoismo, siamo stati un presidio per la costruzione di una società più pluralista. Oltre a produrre cultura al nostro interno, diversi nostri convegni aperti alla cittadinanza hanno toccato temi come la laicità, il rapporto tra fede e società, vangelo e politica. Abbiamo così elaborato obbiettivi condivisi e stimolanti per un nuovo modo di pensare. Non abbiamo esitato anche a manifestare il nostro dissenso verso interferenze confessionali nell’ambito della scuola pubblica che com’è noto privilegia una confessione religiosa a scapito della laicità. L’Evangelo è strumento di creatività culturale.

Dalla Bibbia abbiamo ascoltato: “Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il Signore per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene" (Ger 29,7). Per questo, con (1) vite trasformate, (2) una comunità integrata e (3) iniziative culturali abbiamo arricchito la vita della città.

Sarebbe bello che le autorità si rendessero conto che, in quanto comunità spirituale, la nostra chiesa rientra pienamente nel capitale sociale ed è un vero contrappeso ai vecchi e nuovi totalitarismi.

Noi non vediamo questo spazio religioso plurale nella nostra città. Si dirà che c’è una maggioranza. Anche le maggioranze possono però sbagliare. La questione da porsi è se certe cose siano giuste o meno e l’unilateralità di certe scelte certamente non lo è. Noi non cerchiamo tutele e favori, siamo però disponibili a cooperare per il bene della città ed è certo che essa trarrebbe grande beneficio da un simile concorso.

Pietro Bolognesi

Professore di teologia sistematica. Nato a Bologna nel 1946, ha compiuto i suoi studi a Bologna e a Vaux-sur-Seine (Francia) dove ha conseguito la laurea in teologia. La Faculté Jean Calvin (Aix-en-Provence) gli ha conferito il dottorato honoris causa (2011). È pastore della Chiesa riformata battista a Padova. È professore di teologia sistematica all’IFED di Padova (1989-). È stato membro della Commissione teologica dell’Alleanza Evangelica Mondiale ed è membro del Collegio dei Garanti della FEET (Fellowship of European Evangelical Theologians). Ha fondato e diretto la rivista Studi di teologia (1978-2002) ed è stato Direttore di Ideaitalia (1997-2012).

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