La concretezza della grazia di Dio tra memoria e sogni
“La grazia sua verso di noi non è stata vana”. Queste parole, parafrasando l’apostolo Paolo, sono state il filo conduttore dell’agape 2025 delle chiese dell’area nord ospitata dalla chiesa di Padova, che quest’anno celebra il 50° anniversario dalla sua fondazione avvenuta nel 1975. L’apostolo usava queste parole rispetto a sé stesso (1Cor 15,10) spiegando che la grazia di Dio non era andata a vuoto su di lui, perché aveva faticato più tutti gli altri apostoli, lui che non meritava di essere chiamato apostolo, essendo stato feroce e cieco persecutore della chiesa di Dio; la grazia di Dio che era in lui l’aveva fatto faticare, aveva cioè promosso concretezza. Come si declina la concretezza nelle vite personali ed ecclesiali: passa solo per la conversione e la fondazione o c’è qualcosa di più? Per cosa si deve faticare dopo questi due momenti iniziali, affinché si possa continuare a dire che la grazia di Dio non è stata vana? Sarebbe semplicistico rispondere con una ricetta, ma la giornata ha offerto degli stimoli significativi per i duecentosessanta partecipanti provenienti da dodici diverse (Bologna, Formigine, Ferrara, Padova, Vicenza, Verona, Cinisello, Rovereto, Trento, Rimini, Cesena e Ravenna).
Innanzitutto, durante la mattina Enrico Calanchi (Formigine) nel suo intervento “Le chiese CERBI” ha sottolineato l’importanza di essere radicati nella Scrittura e in una storia ecclesiale. In effetti, il fondamentale antidoto alla vanità, alla vacuità, è il ritorno alla Parola che non torna a vuoto e l’essere innestati nel popolo di Dio in cui opera lo Spirito che produce il volere e l’agire. In secondo luogo, Alessandro Sciortino (Padova), intervenendo su “Cosa significa essere evangelico” ha aggiunto l’importanza dell’esperienza personale della conversione. Non ci si può interrogare sull’efficacia della grazia se non a partire dalla propria vita. Successivamente, l’amministrazione comunale ha voluto essere presente nella persona del consigliere Bruno Cacciavillani per portare i saluti del sindaco della città e Pietro Bolognesi ha risposto con un intervento su “Il contributo evangelico alla città”. Le chiese evangeliche, composte da vite trasformate di generazioni e nazionalità diverse realmente integrate, rappresentano un vero e proprio capitale sociale che può elaborare alternative concrete per le città in cui si trovano; la legittimità di tale collaborazione con le amministrazioni comunali non risiede nei numeri, ma nell’identità.
Il pranzo, offerto dalla chiesa di Padova all’interno dei propri locali, è stato anch’esso un momento di concreta grazia. Un’integrazione reale, che possa essere un modello per le città che abitiamo, si articola anche intorno alla tavola.
La rievocazione storica del pomeriggio è iniziata con la proiezione di un video inedito sulla costruzione dei locali in via Pietro Martire Vermigli: dare il nome a una via e gettare delle fondamenta sono il segno di un radicamento concreto nel tessuto cittadino. Sergio De Blasi (Padova) ha ripercorso sommariamente e utilmente i cinquant’anni della storia della chiesa patavina. Filippo Barbè (Padova) è riuscito a rendere viva e coinvolgente quella storia. Successivamente, la chiesa di Padova ha voluto ringraziare il pastore Pietro e sua moglie Lydia con una targa e un libro di ringraziamenti; anche la chiesa di Verona ha voluto esprimere la propria gratitudine.
In un crescendo del programma il pomeriggio si è concluso con la predicazione di Luigi Dalla Pozza (Verona) su “Sfide per il futuro”. I partecipanti sono stati invitati sia a tesorizzare la memoria rafforzando la propria identità sia a farsi interpreti di un sogno in una società dalle tante tensioni, superstizioni e illusioni.
La grazia di Dio, che non è vana, è ancora all’opera anche nelle Chiese Evangeliche Riformate Battiste in Italia. La giornata ha offerto stimoli per continuare a faticare nell’opera di Dio.